IMPARIAMO DAGLI ERRORI ALTRUI

GUARDANDO L’ERBA DEL VICINO SI PUO’ IMPARARE TANTO

Ciao oggi parliamo di cosa può avvenire dopo un incendio all’interno di una attività.

Per fare ciò prendo come esempio un incendio mortale accaduto al bar Ciampini in Lucina.

Tutto ciò è avvenuto il 3 aprile 2016 e causò la morte di un magazziniere.

Questo in quanto secondo l’accusa Giuseppe Ciampini, titolare dello storico caffé, non avrebbe rispettato le norme.

«L’imputato non provvedeva a rendere i luoghi di lavoro conformi alla legge»

Uno dei dipendenti ha dichiarato:

«Non presi l’estintore per paura. Nessuna formazione sulla sicurezza»

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IL FATTO

Il 3 aprile 2016 tutto procedeva come di solito e uno dei dipendenti si trovava nel laboratorio di produzione del gelato, quando ha sentito uno sfiato prolungato di dieci secondi. Era gas.

Il fuoco divampò rapido, ma non sapeva cosa fare in quella situazione di emergenza.

E questo perché non aveva mai ricevuto formazione sulla sicurezza. 

C’erano tre estintori uno dei quali proprio in gelateria, ma nessuno lo ha impugnato e utilizzato, perché nessuno era formato né sull’antincendio, né sulle gestione delle emergenze.

Infine a completare ciò non erano indicate vie di fuga.

Alla ricostruzione dell’accaduto hanno contribuito i tecnici dei vigili del fuoco, accertando che l’incendio si sarebbe sviluppato dal seminterrato dove erano alloggiate le bombole del gpl, necessarie ad alimentare i «funghi», le stufe esterne che scaldano gli avventori sulla piazza.

IL DATORE DI LAVORO

Per L’accaduto e quindi la morte del magazziniere è stato imputato Giuseppe Ciampini, il titolare dello storico caffè nel cuore del centro di Roma, in quanto ritenuto presunto responsabile secondo l’accusa di non aver rispettato le norme, non rendendo i luoghi di lavoro conformi ai requisiti richiesti.

CONCLUSIONI

Quando si risparmia sulla sicurezza non è mai una bella cosa, ancora meno poi quando a farne le spese sono terzi.

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Marco Mengoli
3476421585
sicurezzantincendio@marcomengoli.it

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